Nel palazzo dell’Acquedotto Pugliese
Progettata come una cattedrale dell’acqua, il Palazzo dell’Acquedotto pugliese è uno dei tesori di Bari
Alle spalle del teatro Petruzzelli, lungo via Cognetti, sorge una delle gemme più fulgide della città di Bari: il palazzo dell’Acquedotto pugliese. Ultimato nel 1934, questo maestoso edificio è stato costruito per celebrare la nascita dell’acquedotto pugliese, e unisce l’architettura del romanico pugliese con le decorazioni in stile liberty italiano. Il risultato è assolutamente unico e irripetibile in Italia, un monumento volto a celebrare l’arrivo dell’acqua salubre e potabile anche in Puglia.
In questa guida ti racconto la sua storia, gli artefici e qualche aneddoto sul palazzo dell’Acquedotto pugliese di Bari ma per vivere veramente la bellezza di questo luogo la visita è d’obbligo. Dei sei piani più scantinati su cui si estende il palazzo, tre piani sono visitabili gratuitamente ogni sabato e domenica mattina previa prenotazione a questo sito: il piano terra, con lo splendido cortile e il museo di archeologia industriale recentemente allestito; il piano nobile, dopo l’ammezzato, adibito ad uffici; e infine il secondo piano dove c’erano gli appartamenti del presidente che abitava nel palazzo con la sua famiglia.
L’acquedotto pugliese porta l’acqua potabile a Bari
Nel 1915 l’acqua potabile arriva a Bari, un evento celebrato in Piazza Umberto con lo storico zampillo di acqua da 25 metri spruzzato dalla prima fontana della città. Il problema della carenza di acqua ha attanagliato tutta la Puglia fino all’età contemporanea. Ne parlò anche Giuseppe Ungaretti quando fu inviato come giornalista della Gazzetta del Popolo per realizzare un reportage sul Sud:
“Fontane monumentali! Certo in tutta la Puglia, l’acqua potabile ha un valore di miracolo, e c’erano nella regione zone più secche, tutto sasso; ma dove più amabile mi parrà la voce della volontà, se non in quest’acqua ultima arrivata?” 1
Ma come nacque quest’opera monumentale? Il primo a proporre di trasportare le acque del Sele attraverso l’Appennino fino in Puglia fu nel 1868 l’ingegnere Camillo Rosalba, verso la fine dell’Ottocento. Successivamente l’onorevole Matteo Renato Imbriani raccolse l’idea e diede l’avvio alla realizzazione dell’acquedotto pugliese. Se prima del 1914 i pugliesi utilizzavano l’acqua piovana raccolta in cisterne, a partire da questo momento tutti potevano accedere ad acqua fresca e salubre. Un’evoluzione talmente sentita da essere celebrata non solo con l’evento della fontana ma anche con la costruzione di Due Palazzi dell’acquedotto Pugliese, uno a Bari e l’altro a Foggia. Così, nel primo dopoguerra, fu creato l’ente autonomo Acquedotto pugliese a cui fu affidato anche il compito di costruire questi palazzi, e nel 1924 l’allora presidente Gaetano Postiglione decise di affidare a Cesare Brunetti la progettazione del palazzo barese che nel disegno anche propagandistico doveva essere una vera e propria monumento celebrativo dell’acqua.
La realizzazione del palazzo dell’Acquedotto pugliese a Bari
Il giovane Cesare Vittorio Brunetti, ingegnere di Ravenna laureato al Politecnico di Milano, inizia quindi nel 1925 a progettare un edificio ispirato dichiaratamente al romanico pugliese: i lavori iniziano nel 1927, e verso la fine del 1930 il Palazzo di sei piani (più scantinati) si presentava ultimato a rustico. Ed è qui che Brunetti e l’Ente Autonomo fanno la storia, decidendo di affidare gli arredi e le decorazioni del palazzo al genio creativo di Duilio Cambellotti. Pittore, scenografo, architetto, arredatore, designer, scultore – solo per citarne alcune – l’artista romano è uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau Italiana grazie a una produzione multidisciplinare guidata da una visione sempre cristallina dell’estetica del suo tempo.
L’intero lavoro realizzato da Cambellotti tra 1930 e 1934 nel palazzo dell’Acquedotto Pugliese ha come motivo dominante l’acqua, tradotta stilisticamente in archi, canali e onde che si susseguono dai soffitti ai tappeti, dalle vetrate alle maniglie, e ovunque lo sguardo si posi. L’artista forniva, man mano, schizzi, sezioni e plastici che venivano completati e resi esecutivi da Brunetti. A esecuzione ultimata era sempre Cambellotti che approvava quanto realizzato.
Entriamo nel palazzo dell’Acquedotto Pugliese di Bari
Nel palazzo dell’Acquedotto pugliese dunque due tradizioni artistiche così lontane si mescolano al suono di un inno comune all’acqua e all’opera grandiosa che l’aveva reso l’acqua accessibile a tutti. Le decorazioni e gli arredi di Ciambellotti ingentiliscono il rigore architettonico del romanico pugliese, il cui richiamo echeggia già a partire dalla facciata d’ingresso in via Cognetti. Realizzata in pietra di Trani e puntellata da bifore e trifore, finestre tipiche appunto dello stile romano, il prospetto d’ingresso del palazzo è sovrastato al centro da un baldacchino che ricalca quello presente all’interno della chiesa medievale di Santa Maria del Casale a Brindisi.
Il parallelo con le cattedrali pugliesi prosegue puntuale varcando l’ingresso, in questo ampio androne che – come in un luogo sacro – presenta un soffitto in legno sorretto da possenti colonne ottogonali. La scelta di una forma così inconsueta non è ovviamente casuale, e richiama proprio quel Castel del Monte che Cambellotti volle raffigurare sul portone d’ingresso, anch’esso in legno. Intorno alla raffigurazione del castello si sviluppano degli archi che qui l’artista romano introduce per poi ripetere costantemente all’interno del palazzo: si tratta di una rappresentazione del ponte canale tipica dei nostri acquedotti. Lanciando uno sguardo al pavimento, infine, è difficile non immaginare la visione del movimento delle onde attraverso l’alternanza di marmo nero e chiaro disposta a zig-zag.
In questo tripudio di marmo, legno, ferro, e vetro che è l’androne del palazzo dell’acqua, sono custoditi i ritratti di Rosalba e Imbriani da un lato, e gli stemmi delle provincie pugliesi dall’altro. Il corridoio sulla sinistra conduce a tre sale dove foto e documenti d’epoca raccontano la storia dell’Acquedotto pugliese e del suo significato non solo in termini di progresso, ma anche nel suo impatto culturale e sociale. Il cortile è certamente il punto più incantevole di questo piano, con la scultura di un albero in pietra di Trani ricoperto dalla vegetazione, da cui spuntano ormai a fatica gli stemmi delle provincie pugliesi legati da un ponte a simboleggiare la necessaria sinergia tra le città per far scorrere l’acqua nelle case di tutti. Volgendo lo sguardo in direzione opposta alla fontana, notiamo alcune bisce attorcigliate alle pareti: utilizzate per pulire l’acqua stagnante e piovana, sono il simbolo di un’epoca ormai superata grazie all’acquedotto.
Il primo piano del palazzo dell’Acquedotto Pugliese
Le prime rampe di scale verso i piani superiori sono sempre le più difficili da superare, per la ricchezza dei dettagli che costringe ogni visitatore a soffermarsi ad ogni passo. Anfore, ponti, onde e spighe di grano si rincorrono fra ringhiere, decorazioni al muro e vetrate. Salendo oltre l’ammezzato, ci ritroviamo al primo piano, il piano nobile in questo tipo di costruzioni in cui la raffinatezza delle decorazioni raggiunge il suo apice. Qui, dove un tempo c’erano gli appartamenti del presidente dell’Acquedotto e della sua famiglia, oggi abbiamo gli uffici tutt’oggi adibiti alle loro funzioni originarie: stanza della direzione, sala d’attesa, sala consiliare, vicepresidenza e presidenza.
Anche solo la sala d’attesa vale una lunga indagine dell’occhio e della mente, per la molteplicità dei dettagli a partire dal pavimento con queste figure femminili incastonate in pose egiziane. Un nuovo protagonista della grande narrazione sull’acqua, compare qui nella decorazione dei mobili: il cavallo che per sua natura beve solo acqua pulita. Ammirando il dipinto sulla parete che separa la sala d’attesa dalla direzione è possibile sentire l’eco degli stilemi futuristi a cui sicuramente Cambellotti era esposto, essendo cognato di Boccioni.
La grande protagonista della stanza della direzione è sicuramente la scrivania progettata da Cambellotti – come tutti gli altri mobili del palazzo – con la struttura centrale simile a un pulpito e le decorazioni in madreperla. Un oggetto di design talmente impressionante per bellezza e funzionalità che anche gli inglesi, quando arrivarono a Bari come alleati nel secondo dopoguerra, tentarono di portarla via, per fortuna senza successo.
La sala consiliare è decisamente la stanza più magica della visita al palazzo dell’Acquedotto Pugliese. Gli affreschi in tempera realizzati da Cambellotti raffigurano una campagna pugliese abitata da donne intente a lavare i panni, con gli abiti mossi dal vento ripresi anche nelle venature del marmo che incornicia la scena. I castelli di Lucera e Castel del Monte si stagliano sullo sfondo, mentre accanto alle contadine troviamo anche i cavalli intenti a bere. Al centro della sala le poltrone sorrette dagli archi sono tanti piccoli troni che incoronano il tavolo finemente decorato.
Vivere nel palazzo dell’Acquedotto Pugliese
Salire al secondo piano segna il passaggio dal pubblico al privato, dagli uffici agli appartamenti del presidente e della sua famiglia. Qui, si entra in una dimensione più intima e personale, lontana dalla solennità degli uffici e delle sale di rappresentanza. Gli arredi, ricomposti con cura attraverso studi dedicati, trasmettono le vibrazioni intime che Cambellotti ha saputo infondere nei mobili in mostra. L’artista, sempre ispirato dall’immaginario naturale, questa volta si rivolge al mondo delle fiabe: il cavallo e la rondine trovano posto nelle piccole nicchie quadrate intagliate nelle testiere dei letti e nei comodini, così come nei trafori degli schienali delle sedie a misura di bambino. Questi dettagli evocano un’atmosfera magica e sognante, trasportando chi osserva in un contesto fiabesco e affascinante.
Nella monumentalità della stanza da letto destinata all’alta carica presidenziale, si riconosce la distanza di ruoli tra bambini e adulti anche nei modi dell’abitare. Se nella toilette della signora la linea si riassume in una sorta di grande altare segreto, dove si riflette l’eleganza femminile, nella stanza da letto del presidente Cambellotti riprende le linee ondulate di un imponente colonnato nelle testate del letto e nelle ante dell’armadio. Questo ribadisce gli stilemi di arredamento rappresentativi, negli anni ’30 del 1900, dell’alta borghesia delle classi dirigenti. Ogni dettaglio, dalle linee morbide ai materiali preziosi, sottolinea il prestigio e la raffinatezza di una dimora pensata per riflettere il ruolo di spicco dei suoi abitanti, creando un contrasto affascinante con l’intimità e la magia degli arredi delle camere dei bambini.
Visita al palazzo dell’Acquedotto Pugliese
Visitare il Palazzo dell’Acquedotto Pugliese non è solo un viaggio attraverso un capolavoro architettonico, ma anche un’immersione nella storia e nella cultura della Puglia. Questo edificio, simbolo della conquista dell’acqua potabile, rappresenta il trionfo della tecnologia e dell’ingegno umano. Le sue decorazioni, ricche di simbolismi legati all’acqua, e la combinazione armoniosa di elementi romanici e liberty, rendono il Palazzo un esempio unico e prezioso del patrimonio artistico italiano.
Esplorando i suoi spazi, dalle sontuose stanze del presidente agli affascinanti corridoi decorati da Cambellotti, si percepisce la grandezza dell’impresa che ha permesso alla Puglia di superare una delle sue più grandi sfide: la scarsità d’acqua. È un luogo che racconta storie di progresso, di collaborazione e di bellezza, invitando ogni visitatore a riflettere sul valore dell’acqua e sul suo impatto sulla vita delle comunità.
Una visita al Palazzo dell’Acquedotto Pugliese non solo arricchisce culturalmente, ma offre anche un’opportunità unica di apprezzare l’eredità storica e artistica di Bari e della Puglia. Prenotate una visita e lasciatevi affascinare dalla magnificenza di questa “cattedrale dell’acqua”, un monumento che celebra l’essenza stessa della vita: l’acqua.
Tutte le foto sono di Roberto Sibilano – www.robertosibilano.it
1http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/ritagliostampa/BNCR_1965313/BNCR_1965313/