Il mito della fondazione e l’origine del nome Bari
Dai leggendari fondatori Iapige e Barione alle origini del nome: un viaggio attraverso il tempo e la cultura
Bari, capoluogo della Puglia, è una città intrisa di storia e leggende, un luogo dove il mito si intreccia con la realtà. Le origini mitologiche di Bari, legate alle figure di Iapige e Barione, non solo raccontano la fondazione della città, ma riflettono anche le radici culturali che la caratterizzano. In questo contesto, il toponimo «Bari» acquista un significato particolare, che ci guida attraverso un viaggio nel tempo. Analizzando i testi di storici come Plinio il Vecchio e Antonio Beatillo, emergono dettagli affascinanti sull’origine del nome e sulla funzione storica della città. Attraverso i secoli, Bari ha mantenuto viva questa mitologia, collegando le sue origini mitologiche con la realtà contemporanea. Questo articolo esplorerà i miti sulla fondazione di Bari, l’origine del suo nome e il ruolo di figure storiche e mitologiche nel definire l’identità della città.
Il mito della fondazione di Bari tra Iapige e Barione
Il primo riferimento su Bari lo troviamo nel I secolo a.c. quando lo scrittore Plinio Il Vecchio nella sua Naturalis Historia dedica alcuni capitoli alla geografia del Mediterraneo. Egli attribuisce la fondazione della città alla tribù degli Iapigi provenienti dall’Illiria, termine con cui si indica una zona che si estendeva lungo la costa adriatica, coprendo aree che oggi appartengono a diversi paesi, tra cui Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e parte dell’Albania. L’autore romano racconta che nove adolescenti e nove vergini arrivarono appunto dall’Illiria, generando dodi popoli:
Le città dei Pediculi sono Rudie, Egnazia, Bari, i fiumi lo Iapige dal re figlio di Dedalo, da cui anche la terra della Iapigia, il Pattio, l’Aufido che scorre dai monti Irpini, bagna Canosa
In questo passo Plinio rende esplicito che gli Iapigi prendono il loro nome da Iapige, figlio del mitologico inventore Dedalo, a cui viene dedicato il fiume oggi identificato come Lama Picone. Prima di Plinio, il personaggio di Iapige compare solo nell’Eneide come medico dei troiani sbarcati in Italia, e il collegamento con l’opera di Virgilio non appare assolutamente fuori luogo dato che parliamo di un testo che narra appunto la fondazione di Roma, collegandola a un eroe greco. Un po’ appunto ciò che viene replicato da Plinio nella sua brevissima ricostruzione storica della Puglia.
I Pedicoli o Peucezi sarebbero dunque i popoli che insieme agli Iapigi abitarono Bari e la zona circostante prima della dominazione romana. Se la fondazione illirica verrà confermata dai ritrovamenti archeologici di inizio ‘900, l’apparato mitologico delineato da Plinio sarà il sostrato per la leggenda di Barione, la cui iconografia attraversa la storia di Bari fino a diventarne parte della sua identità. Non è tanto Barione ad aver fondato Bari, ma è Bari che ha alimentato la narrazione di questo personaggio. Certo una grande spinta fu data dalla storico barese Antonio Beatillo che nel 1637 scrive la Historia di Bari, riportando la ricostruzione proposta da Plinio più ulteriori dettagli su Barione:
“Bari, una delle città metropolitane della Puglia, in tempi antichi era chiamata anche Iapige. Così come allora, con questo secondo nome si indicava tutta la Puglia, dal Promontorio Salentino fino ai Sanniti, e gli abitanti della regione erano universalmente conosciuti come Iapigi. Oggi, invece, da quel primo nome la Peucetia, che è la parte centrale della Puglia, è nominata Terra di Bari. Secondo Plinio, Iapige prende il nome dal suo fondatore, uno dei figli di Dedalo, un uomo di stirpe regale, che dalla Creta, ora conosciuta come Candia, navigò fino alle coste della Puglia. Qui, attratto dalla bellezza del paesaggio e dalla fertilità del territorio, fondò la nostra città, che in seguito fu chiamata Bari in onore di Barione, un capitano dei nobili e valorosi giovani di Dalmazia, oggi conosciuti come Pedicoli o Peuceti. Barione conquistò la città con la forza delle armi e la rinnovò, ampliandola notevolmente“.
Lo stemma del Barione
Subito dopo Beatillo racconta che tra le monete degli antichi baresi ce ne sono due. La prima presenta da un lato l’immagine del vecchio Iapige e dall’altro, con il nome greco di Barunon, un vascello con le vele gonfie che naviga per il mare. La seconda mostra molti trofei militari, sempre con il medesimo nome greco di Barunon, e dall’altro lato l’effigie di Barione. Una di queste monete è giunta fino ai nostri giorni: si tratta del Barinon, moneta di bronzo del III secolo a.C. conservata nel Museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari, su cui è raffigurato un cherubino su una barca mentre sta per scoccare la sua freccia. Alle sue spalle la stella del mattino segna la rotta e un delfino lo accompagna tra le onde. Sotto l’immagine si trova la scritta ‘ton barinon’ cioè ‘dei baresi’, sottintendendo la moneta.
La fusione di questi elementi ha creato un’immagini in cui i baresi si sono riconosciuti tanto da farne il loro stemma. Lo ritroviamo verso la fine dell’800 in alcune carte comunali in alternativa al logo ufficiale che tutti conosciamo: lo scudo bianco e rosso, con una corona in alto e un ramoscello di alloro in basso. Negli anni ’30 l’architetto Cesare Augusto Corradini utilizzò questa immagine come elemento decorativo dell’ingresso monumentale della Fiera del Levante e sul prospetto di palazzo Fizzarotti. La confusione tra gli stemmi a un certo punto dovette essere tale che nel 1935 si dovette intervenire con una legge, attraverso la quale il Comune scelse come simbolo ufficiale lo scudo con i colori della città. Nonostante ciò il Barione fu la mascotte, nata dalla matita di Paolo Racano, dei giochi del XIII del Mediterraneo che si tennero a Bari nel 1997. È presente nell’emblema del Circolo Canottieri Barion ed è stato utilizzato dalle Edizioni Giuseppe Laterza.
L’origine del nome Bari
Questa mitologia rende difficile rispondere in maniera univoca alla domanda da dove viene il nome Bari. Diverse sono le tradizioni sul significato del nome, tra cui chiaramente anche il riferimento a Barione.
Un’altra interpretazione risalente all’età pre romana vuole che Bari indicasse una «casa» o «insieme di case». Questa definizione suggerisce una funzione abitativa, indicativa di una comunità o un insediamento. Nel contesto dell’antichità, tale significato implica che Bari fosse percepita come un luogo di rifugio e aggregazione per le persone, che trovavano in essa una base sicura e accogliente. Un importante riferimento bibliografico a questa definizione di Bari si trova nell’opera di Stefano Bizantino, un geografo e lessicografo del V secolo d.C. Nel suo lessico geografico intitolato Etnica, Bizantino elenca diversi nomi e toponimi, tra cui «Baris». Questa citazione è significativa poiché attesta l’esistenza della città di Bari e la sua importanza nel mondo antico. Nei linguaggi orientali, il vocabolo significava invece «fortezza», come fu rilevato da Emmanuele Mola, secondo una citazione di Michele Garruba.
“Dalle osservazioni di esperti nei linguaggi orientali, si può dedurre che, poiché dai Iapigi si formò su questo lido una colonia di guerrieri e militari — come sembra suggerire l’immagine della freccia, che compare costantemente sulle nostre monete greche — è probabile che la città fondata da loro, ben fortificata con rocche e doppie mura, fosse chiamata «bareij» con un nome orientale, per indicare precisamente la sua forza e la sua fama in guerra. Non credo che questo pensiero sia in contrasto con la verità; anzi, l’orgoglio per un’origine così illustre e onorevole mi porta a ritenere che nessuna delle molte etimologie proposte da vari scrittori sia più plausibile e naturale di questa”.
Un’altra tradizione spiega cosa vuol dire il nome Bari con il significato di barca. Beatillo spiega come in greco infatti “Baris” indicava una particolare imbarcazione, simile a quella “con la quale venne in Italia il figliuolo di Dedalo”. Simbolo del suo fondatore, quindi, e della vocazione marinaresca dei suoi abitanti. Ma anche forma geografica della sua penisoletta, che – a dire sempre del Beatillo – assomiglia proprio alla prua di una nave pronta a solcare il mare.
Una terza ed ultima interpretazione, vuole che Bari significhi fiume come spiega lo storico Armando Perotti:
Se non in tempi propriamente storici, almeno in quelli che si chiamano protostorici, certamente nei preistorici, Bari ha avuto un suo fiume, di corso vario ma costante. In una lingua che può non essere storica, l’uomo, che ha lasciato presso quelle rive le testimonianze della sua presenza, ha chiamato quel fiume con una voce che può identificarsi col nome di Bari. Questo nome varrebbe però: il luogo sul fiume, anzi il fiume medesimo. «bar» o «var» indica il fiume o la valle ove esso scorre; e Bari non significa altro che il luogo presso quella corrente, se non la corrente medesima.
Le molteplici etimologie e interpretazioni del nome «Bari» – che vanno dal concetto di «casa» a quello di «fortezza», passando per le immagini di navi e fiumi – testimoniano la ricchezza di significati che questa città porta con sé. La fusione di elementi storici e mitologici crea un affresco complesso e affascinante, che continua a vivere nel cuore dei baresi e nei racconti tramandati di generazione in generazione. Anche se il legame tra la città e le sue origini potrebbe sembrare sfumare nel tempo, la memoria di Iapige e Barione rimane viva, simbolizzando la resilienza e la bellezza di Bari. Oggi, la città si erge non solo come un centro commerciale e culturale, ma anche come custode di un patrimonio mitologico che racconta le gesta di un passato illustre. La storia di Bari è una storia di continuità e cambiamento, di tradizione e innovazione, che continua a ispirare coloro che la visitano e la abitano.