San Nicola, da Bari nel mondo
Il 6 dicembre il culto Nicolaiano prende vita non solo a Bari.
Il culto di San Nicola non appartiene solo alla Chiesa Cattolica, anzi non appartiene più nemmeno all’ambito religioso se sulla figura del vescovo di Myra è stato costruito – per vie lunghissime e traverse – un personaggio cardine della società dei consumi come Babbo Natale. Se questa operazione è stata possibile, molto si deve non tanto alla figura storica di San Nicola ma al culto ispirato alla sua vita ed esercitato in angoli di mondo apparentemente inaspettati. Una festa globale che culmina nelle celebrazioni del 5 e 6 dicembre, quest’ultima presunta data di morte del Santo nell’843.
A Bari le tradizioni della vigilia del 6 dicembre sono nate nella città vecchia, quando gli abitanti aprivano le porte delle loro case ai pellegrini, offrendo fino all’alba rifugio e cioccolata calda. Da questa consuetudine è nato negli ultimi anni un rito esteso a tutti i cittadini, in cui si partecipa alla messa delle 5 di mattina nella Basilica, e poi si condivide appunto cioccolata calda con un dolce fritto – simile ai churros spagnoli – se non proprio con le popizze dolci tipiche di questa festività. La tradizione barese dunque affonda le radici nell’accoglienza dei pellegrini, che sono sempre arrivati a Bari per il Santo: consideriamo che in età medievale ad esempio, il pellegrinaggio rappresentava una forma di commutazione della pena, e in generale l’operazione stessa del furto delle reliquie era basata sulla necessità di avere un ‘testimonial’ che attirasse i fedeli.
Come sappiamo però San Nicola non è il protettore solo dei pellegrini, ma di tante esperienze umane che possono più o meno dirsi ai margini della società medievale, e in alcuni casi anche di quella contemporanea.
I suoi episodi di vita hanno dato vita a tante e diverse celebrazioni, ma l’afflato più rilevante è quello che lo mette a protezione dei bambini. Ed è questa la madre di tutte le narrazioni su Nicola, quella che ha attraversato il tempo e lo spazio per vivere soprattutto nel sentimento del popolo.
Sinterklaas, San Nicola nei Paesi Bassi
L’Olanda e il Belgio ospitano la più articolata celebrazione di San Nicola, che qui prende il nome di Sint Nikolaas Sinterklaas. Il culto nasce in Belgio ancor prima della traslazione delle reliquie in occidente, probabilmente attraverso la figura di Teofano, una delle donne più influenti del Medioevo che fu imperatrice per 7 anni tra la morte del marito e il raggiungimento della maggiore età del figlio. Teofano era un’ esponente dell’impero bizantino, un territorio esteso dall’Armenia alla Calabria, in cui il nome di Nicola era riconosciuto per le sue compassionevoli opere. Sotto l’influenza dell’imperatrice bizantina la prima cappella dedicata a San Nicola, la cappella Valkof, fu costruita in Olanda a ridosso dell’anno mille.
Da qui si diffonde un culto che diventa una festa popolare in cui consuetudine di fare dei regali ai bambini, ma anche ai poveri mettendo monete nelle loro scarpe. I protestanti eliminarono poi i santi e trasformarono le festività spostando lo scambio dei doni al 25 dicembre. Questo non bastò a fermare la venerazione verso il Santo, la cui figura prese una connotazione educativa verso i bambini, da lui giudicati buoni o cattivi. Non a caso fu un maestro olandese autore di diversi libri per bambini, Jan Schenkman, che nell’opera “San Nicola e il suo servo” (1850) cristallizzò la tradizione di San Nicola nei Paesi Bassi così come la conosciamo oggi. Soprattutto fu questa la narrazione che gli emigranti olandesi portarono in America, e ispirò il fumettista Thomas Nast nel disegnare il primo ritratto di Santa Claus, nel 1881.
Il libro del maestro Jan descrive San Nicola come un signore severo ma amichevole proveniente dalla Spagna, con un libro di bambini cattivi e simpatici, e di notte cavalcava il suo cavallo marrone sui tetti. Aveva anche un giovane aiutante nero senza nome che lo aiutava a distribuire i regali. Il libro ebbe una grande popolarità e rimase in pubblicazione fino ai primi anni del 1900. Le ristampe aggiunsero ulteriori dettagli alla storia, l’aiutante nero divenne noto come Zwarte Piet (Pete Nero) e puniva i bambini al posto del Sint. Così oggi in Olanda ogni anno, il primo sabato dopo l’11 dicembre, si svolge una grandiosa rappresentazione dell’arrivo di Sinterklaas e Zwarte Piet. Nelle settimane che precedono il 5 dicembre, i bambini possono mettere la loro scarpa di notte vicino al camino per ricevere caramelle o piccoli regali. La sera del 5 dicembre, le famiglie si riuniscono per festeggiare Sinterklaas con dolci e canzoni tipiche. Alcuni genitori lasciano un sacco pieno di regali vicino alla porta di casa o sul retro e chiedono a un vicino di bussare, facendo credere che Pete li abbia appena lasciati. Altri nascondono i regali sotto una coperta finché non sono pronti per la rivelazione quando il bambino è distratto.
Le tradizioni di San Nicola in tutta Italia
L’abitudine di fare doni a ridosso del 6 dicembre è diffusa anche in Italia: i bimbi di Molfetta mettono in tavola un piatto con una lettera in cui chiedono doni e promettono di essere buoni nell’anno a venire. A Trieste invece il 6 dicembre si festeggia San Niccolò. I nonni si vestono come il santo e danno regali o carbone di zucchero se i bambini non sono stati buoni. In provincia di Roma, esattamente a Ponzano Romano dopo le celebrazioni religiose si svolge la Festa delle Zitelle dal momento che il Santo è anche il protettore delle donne in cerca di marito. Il Comune seleziona dai suoi registri anagrafici tutte le ragazze nubili tra i diciotto anni e trentaquattro anni. Tra tutte viene estratto un solo nominativo, a cui le autorità locali consegnano una piccola dote simbolica. Nella zona dell’Irpina e in Sicilia ci sono tantissimi comuni che preparano e offrono per l’occasione il pane di San Nicola, un’abitudine che troviamo anche nei forni di Bari vecchia dove prende anche il nome del pane dei pellegrini. Sul territorio siciliano esiste anche la figura del Santo che si sostituisce alla fatina o al topolino dei denti, che scambia nella notte il dentino caduto con una moneta.
Le più importanti celebrazioni di San Nicola nel mondo
In Francia San Nicola viene festeggiato soprattutto nelle regioni di Alsazia, Lorena e Nord-Pas-de-Calais. Se il mito è presente anche nell’Est della Francia è a causa della battaglia di Nancy. Renato II, duca di Lorena, affrontò l’esercito di Carlo il Temerario nel 1477. Mette le sue truppe sotto la protezione di Saint-Nicolas e trionfa. Da questa vittoria il santo resterà legato a questa regione, di cui è patrono. A Saint-Nicolas-de-Port e a Nancy, migliaia di fedeli vengono in pellegrinaggio per la sua festa, il 6 dicembre. Arriva a cavallo di un asino accompagnato da padre Fouettard, personaggio immaginario del folklore natalizio francese che lancia regali ai bambini buoni ed arance ai bambini cattivi. Come sappiamo San Nicola è un personaggio di spicco anche nella liturgia ortodossa in Russia, ed è il santo più venerato dalla gente. Inizialmente la festa di San Nicola era la seconda festa più importante, dopo la Pasqua. Si credeva che Nicola possedesse le chiavi del Paradiso, e nel 1600 e nel 1700 si mettevano nelle mani dei defunti lettere indirizzate a lui per chiedere il perdono dei loro peccati. Il Natale fu celebrato tardivamente in Russia, poiché la Pasqua era la festa principale del calendario ortodosso. La principessa prussiana moglie dello zar Nicola I portò con sé le usanze natalizie tedesche nel 1817, introducendo gli alberi di Natale e la consegna dei doni da parte di San Nicola.
Al di fuori dell’Europa una delle celebrazioni più intense è quella Tinkunaco, la festa popolare e religiosa più importante della provincia di La Rioja in Argentina. Si celebra da più di 400 anni tra il 22 dicembre e il 3 gennaio. È una celebrazione di origine storico-politica poiché si basa sulla rivolta indigena del 1593 e sulla loro successiva resa agli spagnoli. Anni dopo, l’ ordine dei Gesuiti prese gli elementi dell’evento accaduto e lo trasformò in una cerimonia religiosa, perché talmente sconvolgente da essere rimasto latente nella memoria collettiva degli abitanti. Per la loro opera di evangelizzazione necessitavano di figure cattoliche che potessero contenere elementi delle due culture, e la scelta ricadde su un’immagine di Gesù bambino e San Nicola, a cui fu dedicata un’imponente cattedrale. Ogni anno la statua di San Nicolas viene portata in processione fino alla piazza dove simbolicamente le due civiltà si incontrano. L’intervento dei colonizzatori ha portato Nicola anche in Messico, dove più di cento città, paesi e villaggi portano il nome di San Nicolás. Gli Olandesi invece hanno portato Sinterklaas anche in tante isole dei Caraibi come Antingua, Bonaire, e Curaçao.
L’evangelizzazione, il colonialismo e l’egemonia culturale americana diffusasi nel dopoguerra ha portato il nome di Nicola in 47 paesi attraverso il tempo e lo spazio. Un universo di narrazioni, valori ed esperienze di cui Bari è capitale.